2 mag 2012

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LA PALLAVOLO DI CLUB VERSO IL COLLASO

Con il V-Day ancora negli occhi e il ricordo di una festa di sport al Forum di Assago, il mondo della pallavolo si risveglia bruscamente da un sogno per ritrovarsi catapultato in un incubo. Nei giorni scorsi si è parlato di inserire la prova tv nelle partite in caso di punti dubbi come quello che ha sancito la vittoria dello scudetto da parte di Macerata, ma la realtà dei fatti è che ci sono problemi più urgenti da risolvere.

Come salvare la nostra pallavolo? Il rischio alla lunga, infatti, è che il volley italiano collassi per colpa dei soldi che servirebbero e non ci sono, almeno non per tutti. Già, perché se nel calcio circolano milioni come se fossero caramelle, la pallavolo è molto meno pretenziosa, ma non c'è nemmeno quel poco che basterebbe per far vivere tutti più sereni.

POCHI SOLDI IN ENTRATA, TANTI IN USCITA - Con lo strapotere del calcio, infatti, sono pochi i marchi che decidono di investire sulla pallavolo e in ogni caso, con una copertura televisiva così bassa, le cifre non sono certo le stesse. Quindi che succede? che i proprietari dei club fanno i salti mortali per mantenere viva la propria società, cercando di pagare iscrizioni ai campionati, stipendi, affitti dei palazzetti... Se società di pallavolo sono piccole e hanno pochi dipendenti, mentre gli stipendi dei giocatori - professionisti quanto i calciatori - sono ridicoli rispetto a quelli di coloro che militano addirittura nella serie cadetta del calcio. Se qualcuno pensa che un giocatore di pallavolo possa arricchirsi come un calciatore, si sbaglia di grosso: può vivere da benestante e cercare di mettere da parte il massimo per il futuro, studiandosi una strada alternativa per mantenersi dopo il ritiro.

GLI SPONSOR LATITANO - Il ruolo principale lo giocano gli sponsor: coi diritti tv si ricava pochino, quindi tocca ai classici marchi commerciali occuparsi di foraggiare la piccola industria del volley. Ecco perché le maglie delle squadre di pallavolo sono piene di scritte: 50mila euro di qua, 7mila di là, 3mila da un altro, 15mila dall'altro ancora e si crea un gruzzolo che copre le spese, ma non porta certo guadagni. Poi ci sono presidenti che decidono invece di volere la maglia pulita e concedersi solo il title sponsor, uno di quelli ricchi, poi non lo trova e così semplicemente smette di pagare chi lavora per lui, giocatori e staff, e la società inevitabilmente fallisce.

INCASSI IRRISORI - Ci sono pochi introiti anche per quanto riguarda gli incassi. Benché ci sia la credenza diffusa che la pallavolo sia "uno sport da fighette" per via della mancanza di contatto fisico, la realtà è che di "fighetto" c'è proprio poco: i prezzi dei biglietti sono nazionalpopolari, accessibili a tutti e rendendo il volley uno sport per famiglie non solo per l'alto tasso di fair play che lo pervade, ma per i costi tutt'altro che proibitivi al botteghino. Alcune società applicano addirittutra delle convenzioni ai tesserati Fipav e Csi e in alcuni incontri si può entrare spendendo solo 0,50 € (sì, 50 centesimi, non è scritto sbagliato) per sedersi in tribuna.

L'AFFITTO HA UN COSTO, COME TUTTO IL RESTO - Ovviamente le amministrazioni comunali si fanno pagare per il palazzetto e quindi ci sono casi come la Gabeca che, da Montichiari, è migrata a Monza per le richieste esose del Comune d'origine. Chi ce la fa galleggia e naviga a vista, chi non ce la fa molla. Ed è questo il caso proprio della Gabeca: dopo la morte del suo mentore Marcello Gabana, la famiglia ha fatto di tutto per resistere, ma era un gioco in perdita e per salvare le altre imprese di proprietà ora chiude i battenti.

SE GABECA PIANGE, SISLEY NON RIDE - Non è l'unica: anche la Sisley, forse la squadra italiana più famosa, lascia dopo anni di successi. L'orgoglio orogranata era già stato calpestato con lo spostamento del campo di casa da Treviso a Belluno. Ora la società cede i diritti, anche se il dg Pasquale Gravina lascia aperto uno spiraglio: potrebbe proseguire con un altro nome l'avventura bellunese se qualche sponsor si facesse avanti, con la disponibilità (ridotta in termini di tempo) da parte dei giocatori di restare se il progetto ripartisse.

UN CAMPIONATO IMPOVERITO - Mentre la Gabeca saluta, prende in concessione il PalaIper di Monza un'altra società, il Vero Volley (che giocava in A2 questa stagione come Che Banca!). Ecco che così la pallavolo milanese sparisce un'altra volta... La Lega sta già correndo ai ripari studiando il blocco delle retrocessioni in A2 e la riduzione di quelle dall'A2 alla B1; il campionato maggiore, altrimenti, rischia di essere poco nutrito e di scarso appeal.

PROBLEMA ANCHE NEL FEMMINILE - La pallavolo femminile non naviga in acque migliori: torna Conegliano dopo il ritiro, ma solo perché acquisisce il titolo sportivo di Parma, che non ce la fa a sostenere i costi. E la Scavolini Pesaro, squadra blasonatissima, versa in pessime condizioni economiche. E' in triste compagnia: la FoppaPedretti Bergamo, altra squadra di grandissimo lustro, ha perso due sponsor importanti ed in grave difficoltà. Lo sport d'elite è un patrimonio di tutti, ma questo patrimonio rischia di perdersi per una situazione soffocante che va avanti ormai da anni e che rischia di portare all'estinzione. E purtroppo nella pallavolo il Giorgio Armani di turno non è ancora arrivato. anzi, al contrario Benetton ha mollato il colpo.

fonte | Eurosport

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