27 mag 2015

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Evoluzione volley di Ippolito Fazio

Ogni ambito della vita umana si evolve verso direzioni più o meno scontate ed in forza di fattori oggettivi e/o soggettivi che ne determinano adattamento alle mutate condizioni della realtà.

Anche la pallavolo non prescinde da questa premessa , tanto da rinnegare sempre di più quel tradizionale tecnicismo per ancorarsi a forme di gioco ancora più spicciole e spettacolari. Un tempo si pensava che solo il calcio potesse permettere un approccio semplice e rapido, si pensava di poter affidare un pallone a quattro ragazzi casualmente scelti per strada per verificare la facilità di costruire gioco dal nulla e conseguentemente divertimento!

Negli ultimi mesi, dal 2014, col mondiale per nazioni che si è svolto in Polonia i “numeri” hanno detto che il volley è cambiato: non una evoluzione regolamentare ma una evoluzione dentro le regole che si pensavano adatte a disciplinare per anni il gioco.

Cosa è successo e chi ha determinato l’evoluzione?  Potremmo azzardare il concetto che giocare in casa è stato un notevole vantaggio per la nazionale polacca vincitrice del campionato mondiale….ma questa tesi non convince. Iniziamo per piccoli passi….come mai il coach polacco ha lasciato a casa un giocatore dalle doti offensive micidiali, tal Bartok Kurek, rinunciando ad un martello già pronto per palcoscenici iridati e con provata esperienza? Semplice: non rientrava negli schemi di gioco di questa nuova Polonia, nazionale costruita con un sistema di ricezione avvenieristico, fondato sullo studio del “timing” esasperato tra contatto ricettivo / alzata ed alzata/ tocco d’attacco. In parole povere l’analisi ( ed il confronto ) dei tempi che intercorrono tra ricezione ed attacco con il “vecchio” sistema ricettivo di bagher  e quello proposto dai polacchi ( e poi adottato da altre formazioni ) risulta a favore della nuova modalità.

L’innovazione, però, non è così semplice come sembra: non si tratta di una alzata o di palleggio difensivo, è una precipua esecuzione del palleggio con i polsi più flessi all’indietro onde permettere di inviare al palleggiatore un pallone già giocabile offensivamente, con più parabola arcuata e non molto distante da rete. Tanto per intenderci questa esecuzione è così difficile per i giocatori “cresciuti” col sistema del bagher che nemmeno il libero della nazionale italiana è in grado di eseguirlo correttamente! Ci vogliono mani buone e dita sensibili ( e parimenti robuste), occhi buoni per valutare la traiettoria della palla ed una apertura specifica dell’angolo delle ginocchia ( che potremmo definire “pronte” ad imprimere alla palla una spinta verso l’alto con la massima precisione ). Ecco perché non stupisce il risultato di uno studio applicato ad Ivan Zaitsev: pur nel suo ruolo di opposto, Ivan  è uno dei pochi giocatori della nostra Nazionale capace di ricevere in palleggio, addirittura meglio del libero Giovi!

Adesso proviamo a pensare i motivi di questa tecnica/tattica di ricezione: perché si è arrivati a questo sistema? Fino a qualche mese prima si pensava che la battuta in salto ( con potenza pura ) potesse essere l’arma in più per vincere le partite; per anni si è puntato su battitori in salto devastanti, si farcivano le nazionali con 4/5/6 battitori in salto per il “punto diretto”.

Dallo scouting delle gare, però, a poco a poco risulta chiaro che le percentuali d’errore aumentano specialmente nei momenti decisivi del match, dopo il 20 di ogni set; per ovviare si doveva escogitare qualcosa di più “certo”. Allora l’idea di utilizzare la battuta in salto flottante prende piede sempre di più, rinunciando all’  “ace” ma caricando di ricezione l’avversario di turno in prima linea.

Non è più un tipo di servizio usato dai giocatori più bassi, ma un servizio aggressivo ed al contempo con bassa percentuale di errore se effettuato con precisione ( maggiore efficacia se diretto nell’ultimo metro di campo senza l’uso di forza eccessiva, anzi il calcolo della velocità consente di stabilire che basterebbe scagliare la palla a circa 60 km/h per sorprendere la ricezione avversaria , oltre detto limite aumenta il rischio di sbagliare; ulteriore caratteristica che deve avere per essere efficace è quella di sorvolare la rete di pochissimo, allenando la traiettoria per es. con l’uso di un elastico teso tra le asticelle che rappresenti un limite sopra il quale la palla non deve passare ).

Ancora col supporto dei numeri, le migliori del mondiale 2014 sono state le nazionali che hanno saputo esprimere meglio la battuta jump float sia tatticamente ( esecuzione nel contesto di gioco ) e sia incisivamente ( come gesto tecnico del singolo o dei singoli ) a seconda della fase di gioco ( per es. Bruno e/o Lucas del Brasile nei momenti decisivi hanno scelto il jump float anziché le loro ottime battute in salto mix di potenza e precisione ).

Alla luce di quanto detto sin ora è più agevole condividere la scelta della Polonia: via Kurek e dentro Mika, MVP iridato, che è l’esempio migliore di come si riceve la battuta flottante in salto con il palleggio; ormai le bordate in salto non spaventano più, anche se lanciate per es. da Gotzer! Più alto è l’errore, più scontata è la traiettoria, più facile è limitarsi a “tenerla alta” anche a centro campo per la “sistemazione” del palleggiatore|

Quale vantaggio comporta la ricezione in palleggio di una battuta jump float? Ho già detto che gli aspetti positivi si ripercuotono sul c.d. timing di attacco: che significa? In sintesi si tratta di percorrere in minor tempo la stessa distanza ( ricettore / palleggiatore ) ed approcciare già l’alzata per lo schiacciatore  in modo da consentire più traiettorie d’attacco ( per es. a partire dal secondo tocco offensivo del palleggiatore che può anticipare la difesa avversaria partendo da una situazione di braccia alte anziché di adattamento alla traiettoria che comporta – per così dire - una “traccia di lettura” per il muro ).

Dove posiziono e quanti giocatori impegno in ricezione?  Il “dove” costituisce il segreto di efficacia di questa novità: troppo avanti , per es. sui 3 mt., o troppo dietro, per es. sui 6/7 mt., sarebbe controproducente: meglio una posizione sui 4 mt. ( e naturalmente il discorso vale per l’alta media di altezza dei giocatori di alto livello, capaci di coprire tutto il campo ! ). Per il problema del numero la soluzione è rimessa alle scelte soggettive ( dei propri giocatori ) ed oggettive ( dalla bravura degli avversari ) del singolo incontro: solitamente si impiegano 3 ricettori. Da qui nasce un nuovo concetto (…o meglio sparisce il ruolo del centrale e forse anche quello dell’opposto!): tutto sono schiacciatori / ricevitori ( solo il “libero” si mantiene ancora come figura d’origine “spettacolo-difensivistica” per ovvie ragioni! ).

C’è una conseguenza importante da riferire: cambiando la ricezione si modifica pure la traiettoria di rincorsa d’attacco. Analizzando la rincorsa del posto 4 – per esempio - si nota subito che per rispettare quel “timing” di colpo anzidetto occorre aggiustare i passi, non più uscita verso l’esterno per ritornare dentro, ma un corretto avanzamento sulla linea! Questo modo diretto, senza curve, migliora la spinta per la fase di volo sulla scorta di ottimi appoggi ( dei piedi )e permette di avere 3 distinte uscite di attacco, quelle tre direzioni su cui deve saper “lavorare” lo schiacciatore a prescindere dalla profondità dell’attacco. Lo stesso dicasi per l’attaccante di posto 2. Per la rincorsa del giocatore di posto 3 le variabili dipendono dalla ridotta distanza dalla rete e dalle ridottissime distanze tra alzata e attacco nel caso di “veloce” ( e tutte le sue varianti ). Per la “pipe” il discorso è diverso, forse non è nemmeno importante il tipo di ricezione, trattandosi di un gesto offensivo la cui efficacia è rimessa alle doti ( elevazione, manualità, potenza, ecc. ) di chi la esegue e soprattutto alla imprevedibilità del gesto strettamente collegata al movimento del giocatore di posto 3 e alla difficoltà di lettura delle “uscite” del palleggiatore.

La nostra Nazionale seniores – particolare emerso grazie al sapiente lavoro degli scoutmen – si è ritrovata tra le squadre che al momento decisivo delle gare non hanno saputo limitare gli errori ed eseguire una jump float particolarmente efficace; ma perché?

Il convincimento che l’FIVB volesse eliminare dal regolamento di gioco la ricezione in palleggio ha notevolmente bloccato il lavoro di alto livello e quello in prospettiva futura delle giovanili – come ha recentemente ammesso lo stesso coach dell’Italia, Mauro Berruto: l’Italia ha perso due anni…ma adesso occorre recuperare in fretta e per tornare al passo con le “grandi” del volley mondiale, allenando molto questa nuova tattica e sperimentandola a livello “under 21”. Il Club Italia di Michele Totire ( attuale responsabile della Nazionale Juniores ), infatti, ha adottato da tempo questo modello di ricezione sia in serie B1 ( dove lo applica per due/terzi, utilizzando il libero alla maniera tradizionale ) e sia nelle competizioni internazionali di categoria. Speriamo che questa scelta possa agevolare il bagaglio tecnico dei giovani talenti azzurrini e far approdare in prima squadra “risorse umane” all’altezza delle future competizioni e del passato glorioso tricolore.

Nella suddetta esposizione poi ho omesso l’elemento oggettivo del pallone di gara: la scelta del “molten” o del “mikasa” è importantissima poiché i due tipi di palloni hanno caratteristiche diverse ed influenzano più o meno l’adozione della nuova tecnica. Volutamente tralascio critiche, opinioni, decisioni federali, che potrebbero essere autonomo oggetto di trattato pallavolistico! Qui mi limito a dire che dagli studi minuziosi condotti nell’alto livello è emerso che col pallone gialloblù della Mikasa ( più grande,leggero e facilmente caricabile di effetto ) conviene battere con stacco di ultimo piede a ridosso dei nove metri finali (cioè la zona di battuta ) quando si vuole indirizzare la sfera da posto 5 a posto 5; viceversa ad alcune decine di centimetri ( forse anche 40/50 cm. )quando si batte p.5/p.1 per avere maggior effetto sorpresa sul ricettore.

Concludo questa sintetica analisi sul nuovo sistema di ricezione affermando che ogni giocatore deve avere nel bagaglio tecnico 2 tipi di servizio: quello “jump float” e quello in salto di potenza. Spetta agli allenatori capire quando usare il tipo giusto e da chi pretendere la responsabilità di tirare al massimo; il mondiale 2014 ha detto che le migliori nazionali hanno saputo ben orientare le scelte di battuta e questa tendenza a zero dell’errore sin dal servizio permette di rimettere agli avversari la patata bollente, visto che le altezze dei muri sono cresciute esponenzialmente e che la scoutizzazione delle gare consente di leggere le mosse altrui nei minimi particolari ( e quindi consente opzioni di muro/difesa abbastanza attendibili e proficue ).

Ippolito Fazio
(1° Allenatore New Image Volley Giarre CT – Serie C /M Gir. B Sicilia)            
All. 2° FIPAV CT 

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