C’era una volta il campionato più bello del mondo! Oggi purtroppo la pallavolo italiana, parliamo della maschile ma la femminile forse è anche peggio, vive una crisi che appare irreversibile almeno per il prossimo lustro. Mancano risorse finanziare, risorse tecniche e dirigenziali. Basta guardare i roster delle formazioni di serie A per capire che stagione ci aspetta. Giovani e giovanissimi in ogni squadra. Tanti. Troppi. I giovani vanno inseriti e fatto loro trovare lo spazio giusto. Con parsimonia ed equilibrio. Così si danneggia lo spettacolo e forse nemmeno si aiuta o si stimola la loro crescita. “Non ci sono soldi”, è il grido lanciato da tutte le società. E’ vero, ma la colpa non può essere tutta addossata alla crisi finanziaria che attanaglia il paese. Ci sono concause e responsabilità da condividere. Una parte di responsabilità va sicuramente attribuita a chi non ha saputo rendere la pallavolo un fenomeno appetibile alle grandi aziende, e alle grandi televisioni. Bisognerebbe anche rendere conto dei tanti sprechi fatti negli anni grassi da taluni dirigenti e, talvolta improvvisati, direttori sportivi che hanno gestito i budget con allegria, scialacquando anche quando si poteva fare risparmio, affidandosi totalmente ai procuratori, anche loro responsabili del momento, avendo fatto lievitare indiscriminatamente i costi degli atleti, anche quelli meno forti.
Oggi abbiamo una serie A1 con le retrocessioni bloccate (che senso ha??) e una qualità imparagonabile alla quella di anni fa; una serie A2 con una sola retrocessione e dei roster improponibili, eccezion fatta per qualche formazione. Basta leggere il pensiero di Paolo Cozzi su Facebook per rendersi conto ulteriormente del malessere che circola tra i giocatori. Il centrale del Monza, ex Tonno Callipo, ne ha per tutti e senza peli sulla lingua.
In serie B1 non va certo meglio. Ancora oggi non si capisce come sarà strutturata, quante squadre parteciperanno, che deve fare i conti con una regola sugli Over, che ne limita l’utilizzo, che tarpa le ali della vigoria tecnica. I giovani non sempre sono all’altezza del compito a cui sono chiamati. Non sono tanti quelli che possono aspirare a un futuro in questo sport. Per non parlare del campionato B2 dove nemmeno i tanti, e spesso inutili, ripescaggi ne garantiscono la regolare disputa. Bisognerà riformulare i campionati nazionali. Troppe squadre. Dovrebbero essere ben 182, anche se da qualche anno questo numero non si raggiunge. Troppe. Forse rispondono al solo bisogno di far cassa, con tasse gare e iscrizioni. Ma non fanno sponda alla qualità dello spettacolo, al sereno svolgimento dei tornei, alla buona immagine dello sport, visto che si legge sempre più spesso di impegni economici non mantenuti.
Insomma non va bene nulla. Bisogna darsi una regolata se non si vuole che questo sport (il secondo per numero di tesserati in Italia) finisca a livello amatoriale o peggio ancora parrocchiale. Chi ne ha il controllo e lo gestisce dovrebbe un’autocritica e un’analisi seria del momento e cercare soluzioni sicure e altruistiche per il futuro.
Ancora oggi la Nazionale italiana, che assorbe troppi soldi, partecipa alla Final Six della World league, ma non entusiasma, non appassiona, non trascina il movimento. Anche alcune scelte sbagliate contribuiscono all’apatia degli appassionati verso la Nazionale. Ma che futuro aspetta la rappresentativa nazionale?
La pallavolo, insomma, nel suo complesso e sotto tutti i punti di vista, vive il suo momento peggiore degli ultimi 25 anni e il prossimo campionato, di A1, A2 e serie B, ne sarà la riprova.
di RENZO ANDROPOLI
21 lug 2013
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