2 feb 2010

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Il volley in rosa, movimento in ascesa - intervista al Presidente della Lega Femminile

C’è uno sport che sta crescendo sempre più in popolarità, elemento ancor più particolare è che a guadagnare consensi è la variante femminile di questa disciplina. È il volley “rosa”, che secondo le ultime rilevazioni ha superato anche la pallavolo maschile per afflusso nei palazzetti.

“L’anno scorso abbiamo avuto più di 100 mila persone nei palazzetti – racconta a Sportmarketingnews.com Mauro Fabris, presidente Lega Volley Femminile -, e il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, l’afflusso ha superato quello del campionato maschile. Il raffronto con i maschi non vuol essere una gara o una sfida a distanza, ma solo un paragone con un settore che generalmente suscita maggiore interesse. I motivi di questo successo? Innanzitutto le squadre sviluppano uno spettacolo sportivo e agonistico più affascinante rispetto al campionato maschile, e ciò non è dovuto solo all’aspetto fisico delle giocatrici ma soprattutto ai risultati che l’intero movimento sta conseguendo. L’anno scorso le squadre italiane hanno vinto tutte le coppe europee e la Nazionale si è imposta agli Europei per la seconda volta consecutiva, vincendo anche la World Championship in Giappone a Novembre 2009. I dati di tesseramenti parlano di una forte prevalenza femminile pari al 75%, il primo sport nazionale a vantare un tale livello di praticanti, di poco sotto a quelli della Figc. Uno sport molto praticato dalle donne e che ha registrato una crescita notevole soprattutto negli ultimi 10 anni, con conseguente miglioramento dei risultati sportivi: oggi ce la giochiamo alla pari con il Brasile, con paesi asiatici, americani ed est europei dove la pallavolo è praticata più del calcio, con una crescita di immagine dell’Italia che da noi neanche è percepita”.

E anche gli sponsor si stanno accorgendo della positività dell’immagine veicolata da questo sport: “La scorsa settimana la Zoppas Treviso ha deciso di abbinare a ogni giocatrice una cantina produttrice di prosecco, uno cosa interessante dal punto di vista commerciale perché per la prima volta una onlus pensa a commercializzare un prodotto rappresentante del food Made in Italy nel mondo, un modo anche per non essere legati ai destini degli sponsot che possono provocare gravi danni come nel caso della Formula 1 o del motociclismo. Altro esempio è la Yamamay, prestigioso marchio di intimo che ha sposato la pallavolo femminile come veicolo di comunicazione nazionale e internazionale, visto che le giocatrici si portano dietro i marchi anche nelle competizioni europee. Senza dimenticare i tanti sponsor che associano il proprio nome a quello delle squadre come Scavolini, Zoppas, Foppapedretti e così via. A livello di budget, in una serie A a 12 squadre, per le compagini di vertice qualche milione viene investito sicuramente da parte degli sponsor”.

Da non sottovalutare neanche il discorso testimonial, segnale che le pallavoliste cominciano ad essere conosciute proprio come i giocatori di calcio. “Mi viene in mente la Piccinini, scelta da un paio di marchi come testimonial – ha proseguito Fabris – o il caso Seat, che ha selezionato 3 giovani promesse del volley come proprie testimonial. Anche il regista Fausto Brizzi ha scelto la pallavolo come ambiente in cui si svolge il suo prossimo film, “Uomini contro Donne”, in uscite a ottobre.

Infine – ha concluso Fabris – la pallavolo viene utilizzata anche come strumento di comunicazione sociale: uno sport sano, che coinvolge lo spettatore senza creare momento di tensione, che bene si presta a veicolare messaggi solidali, come successo ultimamente con un evento dedicato al tema della violenza sulle donne. In Primavera ci sarà un altro evento con la partecipazione del ministro Carfagna in cui si parlerà del perché le donne, ai vertici del movimento sportivo, ancora non trovano spazio a livello di management sportivo”.

fonte: www.sportmarketingnews.com

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